Dal terrazzo dell’Abbazia che guarda a valle,
ascolto lo sguardo cieco delle foglie
mosse intorno al vento,
il tremare musicato delle felci oscure
ritratte su se stesse come in un gesto
per difesa sulle curve alle radici.
Sento l’eco che rintocca
come un ritmo alle finestre,
passi e battiti del cuore,
sotto gli angoli dei tetti,
sento brividi felpati,dei felini come
balzi,per agguati innamorati.
Rose rosse arrampicate,
sugli spigoli dei muri,
le prime lucciole
che arrivano sfiorandosi,
col vento che diventa primavera.
Acqua che scende che ritorna
che accompagna senza luna il cielo
come il senso dei miei giorni
che scompare al limite dell’alba
senza fiato
né dolore nel risveglio.
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