Brutta copia del cantico delle creature
Il bosco aspetta la primavera
Il bosco aspetta, la sua insonnia è solo apparente, gli
arti dei castagni anche se spogli mascherano nuvole d’ali.
Tutto intorno il popolo dei cacciati e cacciatori, lepri e
fagiani, fuggono e inseguono dove tutto si misura il canto della vita, dove il
respiro morde la paura, dove il pettirosso cerca di sfuggire alle nere canne dell’uomo.
Il bosco aspetta, non dormono i carnivori volpi e faine dove il giorno il mese e l’anno
rovesciano le ore dove il frusciare di foglie è vita di tante vite dove la
brina scende quando l’erba è più gialla.
Il bosco aspetta ma il suo sottosuolo vive, tassi e talpe
dove la terra crea accumuli dove il
migliore può essere superato, dove chi gioca non gioca per diletto, gioca per
vivere.
Il bosco aspetta, tra le pinete il popolo degli alati ghiandaie,
e cornacchie, volano guardinghe tra i rami più alti controllando, dove la vita
si muove sia in terra che in cielo.
Il bosco aspetta, mentre il popolo dei selvatici scoiattoli
e cinghiali timorosi sfuggono alle armi del cacciatore, dove la felicità è
troppo giovane, dove nocciole e ghiande s’inghiottono a vicenda dove ogni anima
è anima dello stesso mondo.
Il bosco aspetta, la nella grotta dove il santo del bosco,
che porta il nome Francesco è simbolo d’amore, dove ho scoperto il disordine
della legge del tempo, dove tutto ciò che passa merita di passare.
Il bosco aspetta la
primavera, gli animali ognuno per conto suo, si apprestano ad ascoltare quando ricomincerà la musica dei
germogli
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