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venerdì 12 luglio 2013

IL FIUME OLONA  e il PRA MAR (prato amaro)
Questa è la storia del fiume Olona e dei suoi abitanti, Bea la Trota iridea, e Dario la trota Fario,  altri partecipanti al racconto, Adone lo Scazzone, Leda la Lampreda, Ludmilla l’Anguilla
Ottone il Vairone, Mifune il Gambero di fiume.

Mi raccontava mia mamma Carlotta che quando lei era giovane, negli anni precedenti la prima guerra mondiale,nel fiume Olona, vivevano molte specie di pesci, tra queste anche i protagonisti di questa storia.
Nel tratto di fiume che va dal ponte in ferro della vecchia ferrovia Valmorea sotto l'abitato del paese di  Malnate, zona Folla, alla confluenza tra il fiume Lanza che scende dalla Valmorea, e il fiume Olona che ha le sue sorgenti nella frazione Rasa sopra la città di Varese in questo tratto che porta fino al ponte di Vedano.O,  Il fiume era il parco divertimenti dei ragazzi che abitavano la piccola frazione di Gurone. Il fiume Olona nel ratto che va dal ponte delle FNM, ( punt de fer)fino ai mulini di Gurone era composto dal corso naturale, e da una roggia molinara, il fiume costeggiava la valle sul versante che guarda verso ovest dove si trovava la città di Varese, e il paese di Bizzozzero, che oggi è diventato un rione della città. La roggia molinara, si trovava sul lato di  levante proprio sotto il paese di Gurone. La valle tra i due corsi d’acqua non era molto grande ma bastava ai contadini dei due paesi per il foraggio degli animali, e le colture di granturco, e dove noi bambini del paese quando accompagnavano i genitori al lavoro nei campi potevamo divertirci giocando sulle rive del fiume,  i nostri genitori ci raccontavano che in nei primi anni del 1900, era limpido e pieno di piccoli, e grandi pesci.
Mia Madre un giorno mi raccontò la storia di Bea la trota iridea, e di Dario la trota Fario, la storia di un amore impossibile, cose che creava grande stupore tra gli altri abitanti del fiume.
Voi vi chiederete perche gli altri pesci erano stupiti di questo amore, il loro rapporto d'amore, era impossibile perche, visto che tra le due trote non sarebbe mai potuto esserci una unione con dei figli, perche Bea veniva da un paese lontano, Nord America, era stata portata nel nostro paese da ricchi signori che viaggiando per il mondo portavano tante specie di animali via dal loro ambiente naturale per rinchiuderle in gabbie, o acquari, e laghetti delle loro sfarzose abitazioni, poi una volta finita la curiosità per il nuovo, decidevano di disfarsene, liberandoli in posti che non erano come la loro casa, in nord America e Canada le acque sono diverse come caratteristiche dalle nostre, e anche se i due pesci appartenevano alla stessa specie Dario non avrebbe mai potuto fecondare le uova della sua amata. Le uova di Bea potevano essere fecondate solo da altri maschi ma della sua specie, ma il loro amore era tanto forte fino al punto che se un altro abitante del fiume, si fosse avvicinato a Bea, Dario  lo avrebbe attaccato, e messo in fuga  fino a farlo saltare fuori dall'acqua, per il dolore dei suoi morsi.
Un bel mattino di primavera Bea si accorse che Dario non stava bene come anche altri abitanti del fiume,  che giravano come ubriachi andando a sbattere contro ogni roccia o radice sommersa, anche Bea  non è che stesse meglio degli altri, ma visto che da dove proveniva erano di costituzione molto robusta, riusciva ha sopportare meglio i vari cambiamenti, delle acque  del fiume. Cosi allora Bea pensò bene di portare Dario in  un piccolo ruscello, che faceva da affluente al fiume, una volta portato il suo amato al sicuro, e dopo aver fatto una buona bevuta di acqua pulita e ben ossigenata tornaò nel fiume per avvisare più pesci possibile del pericolo incombente. Così facendo dopo molti avanti e indietro, riuscì nel tentativo di salvare più pesci e gamberi possibile.
L'acqua dell'Olona che fino a quel giorno era sempre stata pura e cristallina, cominciò a cambiare continuamente colore, e per di più emanava  un forte odore, come fosse stata avvelenata, e lo era, perche tutte le fabbriche che si erano insediate sulle sue rive scaricavano  i loro veleni, senza pensare agli abitanti del fiume, concerie di pelli scaricavano coloranti tossici, e tannini, le cartiere fibre di legno, che unite agli scarichi fognari dei paesi che per via della migrazione si espandevano sempre più.
Bea e Dario una volta ripresi da quello shok  non si persero  d'animo e dopo aver radunato più amici possibile in quel ruscello, e in altri che dai pendii della valle finivano nel fiume, si organizzarono per creare una comunità che doveva per forza delle ristrettezze avere delle regole, cosi un giorno con i vari rappresentanti delle altre specie ittiche, si riunirono alla riunione erano presenti, per gli Scazzoni, Adone, per i Vaironi, Ottone, Leda la Lampreda, che con Ludmilla l’Anguilla, rappresentavano, i serpentiformi, i un angolino gli ultimi due rappresentanti delle Sanguinerole, piccoli pesciolini, talmente delicati, da essere considerati come un termometro dell’inquinamento del fiume, come dimostrava il fatto che poche erano scampate alla strage, del progresso industriale.
Praticamente in quattro e quattro’otto quel piccolo ruscello diventò una piccola Arca di Noè formata da poche copie di pesci dell’ormai morto fiume Olona.
Dopo i primi mesi di convivenza felice, a causa delle ristrettezze, e anche dal fatto che ogni specie poteva essere possibile preda dell’altra, all’apice di questa catena si trovavano Bea, e Dario, che nel frattempo si erano trovati, un compagno, la mancanza di cibo, faceva sì che cominciassero le prime liti, e chi rischiava di farne le spese erano come sempre i più piccoli, come le Sanguinerole, che praticamente erano cibo potenziale per tutti.
Serviva trovare una soluzione urgente, perche se avessero iniziato a mangiarsi l’un, l’altro, alla fine l’ultimo sarebbe morto di fame, fu allora che si fece avanti Mifune, il Gambero di fiume, che in fatto di intraprendenza non era secondo a nessuno, dicendo che per il vivere comune e la salvaguardia delle varie specie, da quel giorno in avanti, fino a quando il fiume non fosse tornato come prima, avrebbero dato la caccia solo agli insetti che cadevano in acqua, e chi avesse trasgredito a quell’ordine, sarebbe stato ricacciato nel fiume avvelenato, Bea, e Dario, avrebbero garantito l’ordine e la pace nel ruscello. La cosa anche se all’inizio non sembrava logica ai più litigiosi prese piede cosi bene che, la notizia portata da Salvatore il Merlo pescatore, si propagò negli altri ruscelli diventando legge.
Così passarono gli anni senza che nessuno si impegnasse per ridurre l’inquinamento del fiume, anzi più passava il tempo, e più il fiume era inquinato, tanto da meritarsi la fama di essere il fiume più inquinato d’Italia e noi ragazzi degli anni sessanta, non potevamo fareci il bagno, come lo avevano fatto i nostri padri e i nostri nonni.
Mentre i nostri amici nel ruscello, che si chiamava Prato Amaro, (prà màr, in dialetto) crescevano e si moltiplicavano, facendo attenzione solo ai pericoli che provenivano al di fuori dell’elemento liquido, questi nemici erano, Nerino, l’Airone Cenerino, Beatrice la natrice dal collare, ( serpe d’acqua), e il variopinto Martino detto Pescatore, che non avendo altri posti  dove cacciare, avevano solo nei ruscelli della valle le loro prede, anche tutto questo durò poco perche vista la pochezza di prede, si spostarono sul lago di Varese, e nei laghi vicini.
Per noi ragazzi era uno spettacolo durante l’estate quando il fiume andava in secca, riuscivamo ha fare il bagno nelle pozze che si formavano con l’acqua dei ruscelli, e ancora lo fu di più quando ci accorgemmo che quelle pozze erano piene di pesciolini, che come tutti i piccoli uscivano dal ruscello per curiosare il mondo che c’era attorno, e come tutti i giovani un pensavano ai pericoli che correvano in caso fosse venuta una piena improvvisa.
Questo per molti anni fu il segreto di noi ragazzi che nei boschi e in quei prati, passavamo le vacanze scolastiche, e ogni momento libero, e lo fu anche negli anni a venire, perche le uniche persone ha sapere il nostro segreto erano le Mamme che andando al lavatoio certe volte dove usciva l’acqua e creava un ruscello, vedevano dei pesciolini, ma erano talmente abituati alla nostra presenza che non fuggivano, e noi eravamo tranquilli perche le nostre Mamme non usavano i detersivi di oggi ma il vecchio sapone di Marsiglia, biodegradabile, che non procurava danno hai nostri piccoli amici.
 Basti  pensare che certe volte potevi vedere quelli che erano i pronipoti di Dario la trota Fario, che in lunghezza superavano, la larghezza del ruscello.
Così arriviamo alla fine del mille novecento, nella valle, Olona è la crisi industriale, chiudono concerie, e cartiere, la gente deve trovare altri lavori, ma come è risaputo noi Italiani sappiamo sempre cavarcela in ogni situazione. Mancando la fonte primaria dell’inquinamento il fiume pian, piano inizia ha ripulirsi, sarebbe stato meglio che il lavoro non fosse mancato, e le grandi fabbriche ora chiuse si fossero dotate di depuratori , senza arrivare alla morte del fiume per un periodo di circa cinquant’anni.
Questo racconto un poco vero un poco inventato, avrebbe bisogno di venire illustrato, chi volesse darmi una mano mi farebbe cosa gradita, sarebbero ideali dei disegni fatti da ragazzi delle scuole primarie, se vi è piaciuto il mio racconto forza datemi un mano, così sarà un ricordo di come era Gurone e la valle Olona negli anni sessanta.

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