Sicilia
Respirando mi faccio rastrello,
per raccogliere foglie ormai morte,
mi disseto, con un sorso d’acqua
su questa terra arsa, dalla ingiustizia.
Penetro in buie grotte,
camminando tra pipistrelli e serpenti,
mentre angeli di lava, e Telamoni *
sorreggono antichi corridoi nel regno
di re Terone.
Guardo dal monte accarezzandone gli
Zinzuli* zagare e mandorli in fiore,
m’imprimo dei loro odori, nella vana
ricerca delle
bianche pareti sul mare.
Con il cielo per soffitto, percorro
strade, camminando su terrazze
arredate con
pazienza da gocce
sui sassi.
Eccomi, vedete? Danzo
tra mari
turchesi, come scintillanti
tappeti
orientali, tra lunghe code di aquiloni.
Come arcobaleno mi curvo mi piego
sotto il veleno di questa terra che
dentro mi è penetrata,
come la fine del giorno che lascia la
scia arancio fino
a cedere alla nera
notte l’argento.
Notte ultimo mio sussulto di vita così
mi lascio vincere da lei,
ma al risveglio di scatto inarco le reni
rinasco facendomi danza mentre i
miei piedi gridano contro il dolore e il
degrado.
Mi faccio voce degli angeli in lava
gridando nel nome di un arte che ha
ceduto al folklore,
mi faccio coscienza.
Il tempo e l’incuria che sgretolano gli
angeli di lava come fil di lana, schiavo
del fil di ferro, vado a riempire il
pozzo dei 30 denari.
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